I me röse



Risiedeva in un appartamento accanto a casa mia, la vedevo qualche volta nel piccolo giardinetto del condominio curare un cespuglio di rose gialle. Una signora non più giovane, non appariscente, timida e riservata.

Le curava con amore, le potava, toglieva quelle sfiorite, le concimava e parlava loro.

Oltre ai cortesi convenevoli di vicinato, non ero mai andato oltre.

Il mio carattere timido e scontroso forse le impediva di avviare un qualsiasi discorso che non fosse attinente la richiesta d'informazioni sul miglior metodo per coltivare il roseto.

Una sera la trovai casualmente nella via mentre assisteva ad un intervento dei vigili del fuoco, alle prese con guaio in un appartamento di un altro condominio. Avevano posizionato le scale e cercavano di aprire una porta finestra chiamati da altri inquilini dello stabile.

Commentare l'attività dei pompieri e esprimere le varie supposizioni sulle motivazioni dell'intervento servì a sciogliere la mia scontrosità. Tanto bastò per comprendere che la signora possedeva una sensibilità e una riservatezza  difficilmente riscontrabili in altre persone.

In seguito venni a conoscenza, casualmente da altre persone, che abitava da sola in un appartamento al piano rialzato del condominio e che aveva il terrore dei ladri, tant'è che aveva provveduto a far posizionare delle inferriate alle finestre.

Non avevo mai badato.

Ogni volta che ero impegnato a curare il mio giardino, confinante il suo, l'osservavo mentre annusava il profumo delle sue rose gialle con aria trasognata e rivolgendosi a me diceva in dialetto: «I è bèle i me  röse?», e senza attendere i miei commenti, continuava la sua premura verso il cespuglio.

Sempre i soliti "ben informati" mi avevano sussurrato con aria circospetta che la signora "dispensava amore" presso un alberghetto della città, informazione che non solo non turbò la mia sensibilità ma non mutò la mia opinione nei suoi confronti.

Ciascuno è "padrone" della propria persona e non spetta al prossimo giudicare l'uso che ciascuno ne fa.

Durante gli ultimi incontri da "floricoltori" avevo notato tratti di stanchezza sul viso e lentezza nei movimenti ma non avevo dato molta importanza. Pensavo ad un'indisposizione passeggera.

Poi non la vidi più. Era stata ricoverata per un male incurabile ed era deceduta. Rimasi turbato.

Sono trascorsi oltre dieci anni, alla signora che "dispensava amore" è sopravvissuto il suo cespuglio di rose gialle.

Questa mattina passando accanto al suo giardinetto ho visto le sue tre bellissime rose appena sbocciate. Qualche goccia d'acqua brillava sul giallo intenso.


Spontaneamente l'ho ricordata dicendole mentalmente: « I è pròpe bèle i tò  röse!».

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