Il muretto dell'irraggiungibile



Il gruppo di ragazzi e ragazze che abitudinariamente frequentavano la località di montagna nel periodo estivo, quell'anno si era "arricchito" grazie ad una new entry. Mariesa, semplificazione di Maria Teresa, era una bella ragazza, spigliata, simpatica e sempre disponibile a condividere le iniziative del gruppo.

Abitava con la famiglia, madre e sorella, in centro al paese e sotto casa sua, il muretto, era il punto di ritrovo della compagnia. La mamma, una bella signora, e la sorella più giovane aderivano volentieri alle escursioni che si organizzavano e, in caso di percorsi poco agevoli, erano aiutate a superarli con la collaborazione di tutti.

In buona sostanza, erano considerate ospiti d'onore del gruppo  ma, soprattutto questo "privilegio, era loro riservato per acquisire merito nei confronti della figlia e sorella Mariesa.

 In effetti la "bella" era corteggiata da tutti i maschietti anche se, in apparenza, nessuno oltrepassava i limiti platonici e, da parte sua, non v'erano particolari preferenze o debolezze nei confronti di qualcuno.

Le giornate estive rotolavano una dopo l'altra tra partite di canasta, il gioco di moda in quel periodo, su una coperta stesa nel prato e passeggiate nelle vicinanze del paese a raccogliere ciclamini o solo per stare in compagnia scherzando e ridendo.

La sera il punto di ritrovo, che negli anni precedenti era il muretto del sagrato della parrocchiale, si era trasferito su un altro muretto: quello sotto casa della bella.

Quell'anno gli sguardi non erano più rivolti ai tramonti rosati che coloravano le cime dei monti attorno al paese, bensì alla graziosa fanciulla che era diventata la "star" della compagnia.

Il fatto accadde un  pomeriggio.

Mentre seduti nel prato, alcuni ragazzi giocavano alla solita partita di canasta, Mariesa e Gianni li osservavano poco distanti, sotto l'ombra di un ciliegio, un enorme ombrello di rami e foglie, unico arbusto nel prato assolato.

I due erano assorti nell'osservazione dei giocatori quando, come svegliatasi dai suoi pensieri, Mariesa  rivolgendosi a Gianni, sussurrò con fare riservato la frase sibillina: «Poi ti devo dire una cosa in  privato!».
Gianni, anche lui molto "sensibile" alle grazie della fanciulla, ebbe un balzo al cuore e, rimasto senza parole, annuì col capo.

Il cervello  del ragazzo iniziò a girare come una trottola mentre le ipotesi si accavallavano: «Privato? - solo a me? - cosa significa.». I pensieri entravano e uscivano da un groviglio di supposizioni: «Forse si é accorta da come la guardavo, - e ancora - forse si è presa una cotta per me e, vista la mia reticenza a dichiararmi, ha preso lei l'iniziativa!».

Quella sera a cena, Gianni, non ingoiò un boccone: aveva la bocca dello stomaco contratta e non vedeva l'ora di correre al solito muretto in attesa di quel "poi". Ma lei si comportò come al solito, allegra, spigliata e senza particolari scambi  di "sguardi di complicità" con Gianni. Tutto maledettamente e banalmente normale.

Le vacanze si avvicinavano alla loro conclusione e tutto continuava come sempre. Lui non osava ricordarle quella frase, lei sembrava non l'avesse mai pronunciata. A Gianni rimaneva l'inappetenza, la difficoltà a prender sonno e quel blocco alla bocca dello stomaco ogni volta che incontrava Mariesa.

Arrivò l'ultima serata per la compagnia del muretto con lo scambio di saluti le promesse di rivedersi l'anno successivo e magari, perché no, anche dopo il ritorno in città. Gianni cercò d'incrociare lo sguardo di Mariesa, tutto invano, nessun particolare cenno alla soluzione di quella misteriosa e inquietante frase, solo saluti e abbracci.

La mattina successiva tutti partirono, e Gianni, che aveva posticipato la sua partenza di qualche giorno, alla sera tornò sul muretto guardando la finestra dove, prima di scendere, Mariesa si affacciava con il suo splendido sorriso e con la voce squillante annunciava: «Ragazzi, arrivo!».

La finestra di "Mariesa, l'irraggiungibile".

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