Quattro passi nel silenzio.

Oggi ho fatto “quattro passi”, si fa per dire!

Ho camminato due buone orette lungo un sentiero che costeggia alcuni casolari del monte di Zambla.

Tutti rimessi a nuovo con pietre a vista, tetti rifatti, antoni di porte e finestre riverniciati e tanti gerani sui piccoli balconcini.

Il rumore di un trattore, in lontananza interrompeva, a tratti, il silenzio che mi circondava. Le siepi di lamponi, maltrattate dai recenti temporali, erano, qua e là, punteggiate dai piccoli frutti ancora acerbi. Nessun cardo o fiori spontanei.

Solo il silenzio.

Camminando pensavo a quando quei cascinali erano abitati tutto l’anno dalle famiglie di contadini. Ragazze e ragazzi che giocando si rincorrevano sulle balze erbose, donne e uomini affaccendati a falciare l’erba per riempire i fienili sopra le stalle. Qualche muggito di mucca il suono del campanaccio appeso al collo avrebbe rotto il silenzio pomeridiano.

Oggi no, tutto è silenzioso. Sempre, e a tratti, il ronzio lontano del trattore. Null’altro.

Mi sono fermato al termine del sentiero, al limitar del bosco di conifere.

Di fronte la valle del Parina e il massiccio granitico dell’Arera.
Seduto su una panca improvvisata, mezzo tronco tagliato e appoggiato su due sostegni, ho guardato la vetta e intravvisto la croce.

Quante volte sono salito su quell’erta rocciosa e l’ho toccata con la mano: era come giungere al traguardo e tagliare il nastro dell’arrivo.


Ho intravisto il piccolo rifugio della Saba, una macchia rossa tra i faggi maestosi risparmiati dai fulmini che spesso le colpiscono. Sentinelle, ultimo baluardo arboreo prima dei pascoli.

Sembrano resti preistorici che testimoniano un passato ormai lontano.

Ho bevuto un sorso d’acqua, ho fatto qualche fotografia al cascinale e sono tornato.
Sempre in silenzio, nel silenzio.

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