Pensatoio 2021

 Dialogo con un bambino mai nato


Mi siedo sulla solita poltroncina nella penombra serale guardo il cielo.

E’ l’ora in cui inizia a calar la notte.

Sulla poltroncina accanto sento un fruscio, mi volto a guardare e appare un’ombra indistinta ma percettibile.

Una voce maschile e lontana mi saluta: «Ciao papà.».

Cerco di capire chi possa essere ma non distinguo i lineamenti, la faccia, gli occhi. Rimango perplesso.

«Non mi riconosci ?», continua la voce. «è tuo figlio, il bimbo mai nato !».

Vado a ritroso con la mente, a un mese di gennaio del 1965. Una cinquecento che seguiva un’ambulanza diretta all’ospedale con le sirene urlanti. In quell’ambulanza, in una lettiga mia moglie.

Mentre ricordo la voce continua: «Avrei compiuto cinquantasei anni e oggi potevo essere un nonno come te !».

Mentre ascolto la voce, si ripropone la scena dell’ospedale, una stanzetta, un letto su cui giace mia moglie sofferente, un medico che mi si avvicina e mi consiglia di tornare a casa, «Qui non serve, è tutto sotto controllo, riposi e torni domattina.».

Mi volto verso “l’ombra”, vorrei chiamare il figlio mai nato con un nome che non ho mai dato.

La voce continua: «Spesso visito anche le mie sorelline, ormai adulte, le osservo mentre lavorano, ridono, piangono, amano, vivono la vita che io non ho mai vissuto. Osservo te e mamma, conosco tutto di voi, le vostre gioie e i vostri dolori che condivido. A modo mio ma li condivido.

Vedo spesso anche tuo nipote, anzi, nostro nipote, un ragazzo forte, serio e volitivo, potevo esser come lui ma non ho avuto il tempo. Ora ti saluto, papà, il tempo a mia disposizione questa sera è scaduto. Devo tornare là, dove non esiste il tempo, dove non esistono le emozioni, là nel nulla.»

La voce svanisce con queste ultime parole, con la voce svanisce l’ombra e cala il buio della notte.

Sento brividi da freddo, ma non c’è freddo, è una tiepida serata di maggio.

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