Una giornata bagnata
Il cielo non prometteva niente di buono. Sin dalla
partenza la nuvolaglia li aveva accompagnati per tutta la strada. I due amici,
arrivati a Carona, lasciarono lo scooter nelle vicinanze della centrale elettrica
e guardarono verso l'alto: alla loro vista si presentò la "direttissima",
un ripido pendio con due percorsi. Uno era costituito dagli scalini, un'infinità,
che costeggiavano la condotta d'acqua che scende dalla diga di Sardagnana, l'altro
da un sentiero zigzagante ma pure lui ripido. Il dubbio della scelta rimaneva;
in caso di pioggia il sentiero poteva tramutarsi in uno scivolo pericoloso ma
l'idea di sorbirsi migliaia di gradini superò il tentennamento. Fidandosi della
buona sorte scelsero il sentiero. Nell'ultimo tratto, dove il sentiero incontra
la scalinata, decisero di salire quest'ultima.
Il passo era buono e, fortunatamente senza pioggia, la
diga fu raggiunta in breve tempo. Il programma prevedeva la risalita del
vallone, a monte della diga, sino al passo d'Aviasco per poi risalire il costone
del Monte dei Frati, proseguire, sempre in cresta, per il Cabianca e scendere
al Rifugio Fratelli Calvi.
All'inizio, sulla destra, era visibile la bella parete
nord del Pizzo del Becco con la punta dritta verso il cielo, poi le nubi si
abbassarono e quella punta sparì. Brutto segno.
A metà del vallone iniziò a piovere, e pure intensamente.
Al passo d'Aviasco, nonostante le mantelline, erano inzuppati fradici. Le nubi
basse impedivano la vista dei monti verso i quali intendevano dirigersi.
Il programma era completamente rovinato, non rimaneva
loro che scendere verso il lago Colombo e il rifugio Laghi Gemelli.
Al Passo incontrarono altri due, pazzi come loro, che
risalendo dalla valle dei Frati intendevano raggiungere le stesse vette.
Ovviamente l'unanime decisione fu quella di ripararsi ai Laghi Gemelli,
rifocillarsi, asciugare gl'indumenti e concludere la giornata riscendendo,
successivamente, a Carona.
Il tratto che li separava dal rifugio fu fatto quasi di
corsa. Il rifugista li accolse scuotendo il capo: "Ecco quattro matti che
si mettono in viaggio con questo tempo!", poi li fece accomodare in cucina
dove una stufa accesa riscaldava l'ambiente, li fece accomodare ad un tavolo e
li servì con dell'ottima pastasciutta, o almeno così parve tale ai quattro
polli con le piume bagnate e con una fame da lupi.
In mutande, tra i sorrisetti ironici e divertiti dalle
ragazze del rifugio, mentre gli abiti asciugavano appesi sulle stecche
metalliche sopra la stufa, iniziarono a progettare la prossima impresa
ripromettendosi di raggiungere la vetta del Pizzo del Becco.
Alberto,
uno dei due pazzi, la raggiungerà in
compagnia del fratello Carlo, durante i festeggiamenti del centenario del CAI,
molti, molti anni dopo.
A metà pomeriggio la pioggia calò d'intensità e permise,
almeno in parte, di calare a valle evitando ulteriori bagnate. Ripreso lo
scooter i nostri due "eroi" rientrarono a casa.
La giornata
bagnata era terminata. Speravano nella successiva.
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