Scale a scomparsa. Come tutelarsi dai briganti.
Dalla Cà di Rés al Grensölì,
alla ricerca del passato.
“Quater pass per fas la gamba”, (traduzione per i non
bergamaschi: quattro passi per fare allenamento.) e oggi, con Gabriella
ovviamente, decido di percorrere il “periplo” di Zambla Bassa.
Partiamo dalla chiesetta di Santa Maria Maddalena e
percorriamo via Cà Rizzi sino a inoltrarci nel sentiero che conduce alla Cà del
Töne. Il percorso è molto bello e s’inoltra nel bosco poco dopo la vecchia
abitazione. La pendenza, nel bosco, è agevole e le foglie che cospargono il
sentiero soffocano il calpestio. In lontananza, in fondo alla valle, si ode lo
scrosciare dell’acqua nel Parina, il torrente che scende dalla valle del Monte
Vetro.
Terminata la discesa, laddove il sentiero si spiana, il
bosco si apre sui pascoli che circondano la Cà di Rés (Cà Rizzi) con, sullo
sfondo, Zorzone con Menna alle spalle.
Cà di Rés, fu la
prima contrada, vera e propria, di Zambla Bassa a essere abitata e, come
afferma Sergio Fezzoli nel volume “C’era una volta…” di Cristian Bonaldi, era
stata costruita in un posto nascosto perché gli abitanti si sentivano al sicuro
da briganti e ladroni che scorazzavano tra queste valli. Ospitava più di cento
abitanti che campavano di agricoltura e allevamento del bestiame.
Purtroppo gli edifici che compongono la contrada non
sono in buono stato e lo dimostra il crollo di alcuni tetti delle stalle e la
“prevalenza della natura” negli orti che fornivano buona parte
dell’alimentazione ai residenti di un tempo.
La contrada è composta di un corpo centrale che si
affaccia su un piccolo pianoro. Ai lati alcune stalle, queste ormai in rovina,
e la presenza, sia pure saltuaria e, probabilmente in periodo estivo, di alcuni
proprietari è evidenziata da gerani esposti vezzosamente qua e là.
Un particolare ha attirato la mia attenzione: una serie
di finestre che sovrastano un ingresso e fanno pensare a un vano scale che
conduce ai piani superiori. La mancanza delle scale mi aveva incuriosito,
durante le precedenti visite. La spiegazione l’avevo avuta da un conoscente che
trascorrendo l’infanzia dalla nonna residente in contrada, mi aveva raccontato
la seguente versione:
“ Per evitare di essere sorpresi di notte da
malintenzionati, le camere da letto erano tutte sistemate nei piani superiori.
Per accedervi, nel “vano cieco” era posta una scala a pioli che a sera, dopo
che la famiglia si era ritirata per dormire, era ritirata dall’alto e,
conseguentemente impediva l’accesso agli intrusi.”
Alcuni “maliziosi” aggiungono che con questo metodo si
evitava anche che gli spasimanti delle numerose “fanciulle” presenti in
contrada potessero far visita alle loro amate senza essere controllati dai
genitori delle ragazze.
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